Non ci sono grandi dibattiti sulla cucina e su tutto ciò che la circonda, ma il primo, intraprendente e fantasioso linguista che si alza, conia nuovi termini in perfetta libertà, ed ecco, ad esempio : apericena, enogastronomia. Senza dimenticare tutte quelle orribili parole in lingua inglese che invadono la terminologia culinaria italiana.
Enogastronomia, si legge già nei testi dei viaggiatori degli anni ’80 del secolo scorso, ma a mio modesto parere sembra esagerato congiungere due termini, se il significato è già nel termine principale.
Gastronomia è una parola d’origine greca (da aster (gaster) – stomaco e nomia (nomos) – legge), cioè, tutte quelle regole che circondano le funzioni dello stomaco umano.
A citare il termine è Archestratoda Gela, vissuto nel IV secolo a.C., in un suo poemetto intitolato
“Hedypatheia” (I piaceri del gusto).
Il termine nel corso del
tempo ha sempre avuto il significato di “norme che regolano lo stomaco”.
Nel 1801 il termine riappare
in un poema sull’arte del mangiar bene, dal titolo La gastronomie ou l’homme des champs à table, del francese
Joseph de Berchaux, dove la
parola inizia ad assumere un significato più ampio, rinnovato, moderno e include tutte quelle discipline che vanno
dalla conoscenza dei prodotti
agroalimentari (vino compreso), alla loro produzione, preparazione,
trasformazione, degustazione, fino alla raffinata arte del descrivere e
giudicare il cibo.
Sono i cugini d’oltralpe a
elaborare e introdurre il nuovo concetto di gastronomia. Il precursore di questo
nuovo filone di letteratura gastronomica è, Alexandre Balthazar Grimod de la
Reynière (1758-1838), fondatore dell’Almanach des gourmands (Almanacco dei
golosi).
E’poi Jean-Anthelme Brillat-Savarin (1755-1826), con il suo testo “Fisiologia del gusto”, pubblicato nel 1825, che dà, infine, una chiara e nuova definizione del termine: “…La gastronomia studia gli uomini e le cose… e che fa si che un banchetto sapientemente preparato è come un piccolo mondo in cui ogni parte di esso appare con i suoi prodotti…. La gastronomia appartiene: alla storia naturale, per la classificazione che fa delle sostanze alimentari; alla fisica per le diverse analisi e scomposizione che fa loro subire… È la gastronomia che fa muovere i contadini, i vignaiuoli, e pescatori, i cacciatori e la numerosa famiglia dei cuochi, quale sia il titolo o la qualità sotto i quali si cela il loro contributo alla preparazione dei cibi”.
Quindi, la scienza che
circonda il vino è inclusa in Gastronomia, perciò, niente più enogastronomia,
ma GASTRONOMIA.
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